La destabilizzazione del Sudan potrebbe avere importanti conseguenze per tutti i Paesi confinanti. Gli interessi coinvolti sono molteplici, vediamo cosa c’è dietro al conflitto e chi sono i generali coinvolti e perchè
di Carlo Longo
Il Sudan è un paese importante con immense risorse che si affaccia sul Mar Rosso e confina con l’Etiopia, l’Eritrea, l’Egitto, il Ciad, il Sud Sudan, la Libia e la Repubblica Centrrafricana. una regione considerata altamente strategica nello scacchiere internazionale.
La sua destabilizzazione avrebbe un impatto negativo su ognuno di questi paesi. La guerra scoppiata da qualche giorno preoccupa le capitali di tutti questi paesi che in queste ore si stanno attivando per cercare di fermare le ostilità. Ma che cosa sta succedendo in Sudan e chi sono questi generali che si battono e perché?
“Dopo la mobilitazione popolare che ha provocato il colpo di stato militare contro il Presidente Omar al Bashir nel 25 ottobre 2022 portando al potere il Generale Abdel Fatah al Burhan e il capo delle forze paramilitari Generale Mohammed Hamdane Daglo, un vento di cambiamento e di speranza si respirava nelle strade di Khartum” ci spiega Kegigia da Khartoum.
“ Poi siamo stati traditi. La transizione democratica si è bruscamente interrotta per impossibilità di convivenza con i militari. Eppure eravamo riusciti a liberarci del dittatore sanguinario al Bashir con una rivoluzione pacifica e popolare”. In effetti il Presidente Omar al Bashir era considerato un paria dalla comunità internazionale per i crimini commessi dalle terribili milizie Janjawid nella regione del Darfur. Originario del Darfur è anche il Generale Daglo ma il suo nome non fa parte delle quattro persone ricercate dalla Corte Penale Internazionale per i crimini del Darfur per non esserne stato coinvolto. I tristi massacri sono avvenuti fra il 2003 e 2007 e Daglo che era un oppositore temuto da Bashir diventa un suo alleato dopo aver formato le forze paramilitari RSF- Rapid Special Forces nel 2013 su richiesta del Presidente Bashir che non si fidava dell’esercito regolare.
Aiutato da un patrimonio famigliare importante proveniente dalle miniere aurifere Jebel Amer, Daglo si impone come figura di riferimento nel panorama imprenditoriale del Corno del Corno d’Africa e in Medio Oriente. Dopo il golpe, diventa il Vice Presidente del Governo di Transizione del Sudan presiduto dal suo rivale, il Generale Al Burhan.
Il Generale Burhan, legato agli islamisti del Fronte National Party dell’epoca Bashir non vuole rilanciare il processo di transizione democratica per cedere il potere ai civili. Non è un caso che i combattimenti siano iniziati il giorno stesso della prevista firma degli accordi del processo di transizione. Secondo un diplomatico occidentale presente a Khartum “ ci sono seri elementi che indicano che sono le truppe paramilitari RFS che sono state attaccate per prima da elementi islamisti che fanno riferimento al Generale Burhan.” Aggiugendo” C’è l’aspettavamo. C’era una tensione crescente fra le parti. E una lotta di potere ma ci sono interferenze esterne importanti. L’Egitto ha un accordo militare con Al Burhan. Basti pensare che l’aeroporto militare di Merowe nel nord del Sudan viene utilizzato per alcune esercitazioni dall’aeronautica egiziana e questo aeroporto non è distante dalla diga Etiope. Poi c’è il fronte islamico assistito dal Qatar e la Turchia. Poi ci sono i russi che armano i due contendenti. Gli Emirati e i Russi che sostengono le RSF.” E una situazione complessa dove le due forze rivali si accusano a vicenda di aver iniziato il conflitto.
L’unica cosa certa è che dopo la rivoluzione sudanese del 2019, era stato formato un Consiglio di Sovranità di Transizione con a capo il Generale Burhan e come vice il Generale Daglou. In seguito a lunghe trattative e incontri fra tutti i partiti politici sudanesi, i militari e le RSF era stato concordato di firmare un accordo per formare un governo di transizione con le seguenti caratteristiche:
- Membri del governo tecnocrati per un periodo di due anni seguito da elezioni generali democratiche
- Esclusione del gruppo islamico che ha governato il paese negli ultimi 30 anni
- Integrazione del RSF nelle forze armate regolari
Quest’ultimo punto è stato oggetto di tensioni e lunghe trattative fra i due generali contendenti che non sono riusciti a trovare un accordo sulle modalità di questa fusione e sull’autorità di controllo. Gli islamisti che non volevano essere esclusi da questo accordo avrebbero provocato le ostilità attaccando il campo di Soba del RSF.
Quali sono le prospettive per un cessate il fuoco che porti ad un accordo duraturo fra le parti?
“ Non credo che possano mettersi d’accordo” risponde Kegigia preoccupata nel non poter uscire a fare spesa per la madre” E più probabile che ci sia un cessate il fuoco imposto dalla Comunità Internazionale per motivi umanitari. Ma ci sarà un regolamento di conti fra due persone che si odiano e che servono interessi di forze esterne al Sudan. Noi vogliamo poter vivere in pace”.