La notizia è in attesa di essere confermata, sembra infatti che un altro aereo, sempre di proprietà di Prigozhin, fosse in volo sui cieli della Russia. La Wagner da un lato sostiene che l’attentato sia opera dei russi e dall’altro resta vaga sull’eventuale decesso del leader : “Potrebbe essere sull’altro aereo”. E’ un giallo che spinge molti osservatori alla cautela
di Carlo Longo
Un aereo privato di proprietà di Evgheni Prigozhin, fondatore e capo della compagnia di mercenari Wagner, lungamente attiva in Africa e poi in Ucraina per conto del Presidente Vladimir Putin, si è schiantato al suolo nella regione di Tver, in Russia, a nord di Mosca. Secondo le prime informazioni il velivolo aveva a bordo sette passeggeri, tra cui secondo alcuni canali Telegram anche Prigozhin stesso, e tre membri dell’equipaggio. Non ci sarebbero superstiti. Sembrerebbe anche che il velivolo sia stato abbattuto dalla contraerea russa. Ma, come vedremo, non tutte le voci sono concordi.
Andiamo con ordine. A sostenere per primi che il jet fosse di Prigozhin è stato il canale Telegram Baza, il quale avrebbe controllato il codice di registrazione del velivolo (RA-02795) e confermato che fosse di proprietà del capo dei mercenari. Notizia poi rilanciata da diversi media tra cui il Moscow Times. “Il jet privato Embraer Legacy 600 con numero di registrazione RA-02795, che apparteneva a Yevgeny Prigozhin, è stato abbattuto dal fuoco della difesa aerea del ministero della Difesa russo nel distretto Bologovsky della regione di Tver”, è l’annuncio circolato sulle maggiori agenzie di stampa internazionali.
Sempre su Telegram l’account Grey Zone, vicino al gruppo Wagner, ha poi riferito che un secondo jet “di proprietà di Yevgeny Prigozhin, un Embraer ERJ-135BJ con il numero RA-02748, è atterrato all’aeroporto Ostafyevo vicino a Mosca”. La fonte è la stessa che precedentemente aveva riferito che questo secondo aereo stava volando sui cieli di Mosca.
Arrivano poi altri dettagli inquietanti. Sempre secondo Grey Zone, l’aereo schiantatosi nella regione di Tver, sulla cui lista dei passeggeri risultava Prigozhin, sarebbe stato abbattuto dalla contraerea regolare russa. Ma su dove fosse il leader di Wagner ancora mistero. “Su dove si trovi lo stesso Yevgeny Prigozhin al momento non ci sono dati precisi”, conclude infatti l’account vicino al gruppo Wagner.
Insomma, al momento in cui scriviamo la notizia della morte del capo della brigata Wagner è ancora in attesa di essere confermata. Ci sono, infatti, altre note stampa che confermano che l’altro aereo, sempre di proprietà di Prigozhin, fosse prima in volo sui cieli di Mosca e poi, dopo l’abbattimento dell’altro jet, sia normalmente atterrato nella capitale russa. La stessa Wagner, sui canali social però resta vaga: “Nonostante molti canali scrivono che Prigozhin sia morto, in realtà avrebbe potuto essere a bordo dell’altro aereo”. Insomma, un vero e proprio giallo che può anche far pensare ad una macabra messa in scena costruita per dare una via di fuga all’ex amico di Putin poi divenuto traditore, per via della famosa marcia del suo gruppo di mercenari, arrivati minacciosi dall’Ucraina fino a soli 200 chilometri da Mosca.
Soltanto due giorni fa lo stesso Prigozhin era riapparso su Telegram con un video che sarebbe stato girato in Africa e con il quale invitava a unirsi al gruppo di soldati mercenari. ”Stiamo lavorando. Temperatura +50°. Tutto come piace a noi”, affermava. Il filmato, diffuso dal canale Grey Zone, spiegava come i Wagner stiano svolgendo un ”lavoro di ricognizione e di ricerca”. Con l’obiettivo di ”rendere la Russia grande in ogni continente” e allo stesso tempo ”l’Africa ancora più libera”.
E’ chiaro che se le sorti della Wagner apparivano incerte dopo il tentato e fallito golpe portato avanti con la temeraria marcia su Mosca. L’eventuale morte del leader potrebbe dunque facilmente segnare la fine del gruppo di sanguinari soldati che ha diffuso il terrore nel corso del conflitto in Ucraina. Quel che è certo al momento è che ci si trovi d’innanzi all’ennesima tragedia russa fatta di mistero e di morti ammazzati. L’unica cosa certa è che la faida continua, lo scontro interno tra apparati militari diversi sia una seconda guerra che si combatte non al fronte ucraino ha tra i palazzi del potere di Mosca.
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