di Massimo Cellini
L’uscita più grave, una di quelle che insinua più dubbi, l’ha fatta il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Intervistato da Milena Gabanelli del Corriere della Sera sul tema delle rinnovabili il governatore se ne è uscito così: “ma lei è proprio sicura che il governo voglia incentivare la costruzione di impianti di energia alternativa”? Detta da un uomo delle istituzioni, che per di più è a capo della regione che ha il maggior numero di impianti da fonte rinnovabile ma anche 89 progetti fermi da 8 anni (per il Corriere sono 386), più che un’insinuazione sembra un’accusa vera e propria.
E il tema infatti c’è tutto. Sul fronte delle energie rinnovabili, abbiamo impegni internazionali e obiettivi da raggiungere entro nove anni che sin dall’inizio apparivano alquanto impegnativi per non dire sfidanti. Ora, più passa il tempo e più le cose sembrano complicarsi a causa di processi autorizzativi che sembravano dovessero semplificare e che invece stanno portando alla paralisi delle attività creando sconforto e sfiducia tra gli operatori.
Vediamo qualche dato. Terna ha ricevuto richieste per l’allaccio di 146 GW di impianti da fonte rinnovabile. Un bel quantitativo. Il punto è che ad oggi tanto gli investitori quanto gli operatori non sanno se riusciranno a partire e quanto tempo, eventualmente, impiegheranno per concludere i processi autorizzativi. Il che vuol dire che non sono in grado di fare previsioni su quando chiudere gli investimenti e cominciare a produrre. L’unica cosa certa ad oggi è che tutto é in grave ritardo. A voler fare un calcolo di tipo esemplificativo si può stimare che attualmente il tempo medio per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie è di circa sei anni.
Un arco di tempo lunare per questo genere di interventi che il recente decreto semplificazioni fin qui non solo non ha accorciato ma anzi in alcuni casi ha aggravato provocando tappi clamorosi, come è stata la mancata creazione del comitato di esperti in seno al Ministero della Transizione Ecologica. Una commissione che centralizzando a livello nazionale l’attività autorizzativa necessaria a fare partire nuovi cantieri e così i nuovi impianti avrebbe dovuto semplificare e velocizzare i processi. Invece sta funzionando al contrario visto che dal momento di entrata in vigore della relativa legge, parliamo dello scorso 30 luglio, di questa supercommissione che doveva essere costituita in 60 giorni ancora non c’è traccia.
Considerato che il MiTE è stato costituito proprio per gestire con efficacia le riforme e gli investimenti previsti dal PNRR, in modo da mettere l’Italia ancora di più in grado di difendere il proprio ruolo di protagonista globale della transizione ecologica, i ritardi di cui ora è protagonista appaiono inspiegabili. Insomma, in un contesto in cui i ritardi li provoca anche chi avrebbe dovuto “semplificare”, l’uscita polemica di Emiliano assume anche un valore di denuncia politica. Come a dire se il Governo ci crede veramente, e non può essere diversamente visti anche gli impegni assunti in Europa, si faccia carico di rimuove ogni ostacolo alle procedure autorizzative che oggi bloccano le attività.
Il Governatore della Puglia, nel ricordare che la sua regione è la più attiva in assoluto del paese avendo all’attivo una produzione pari al 15,3 per cento del totale nazionale, parla apertamente di “caos” nelle procedure, spiegando come spesso le attività che si svolgono sui territori provochino stalli ai quali il MiTE che ha accentrato le funzioni deliberative non riesce a dipanare. Con il decreto semplificazioni, dice Emiliano “è stato fatto un passo timido. Ora ci attendiamo normative con indirizzi chiari”.
Emiliano, che come tutte le persone di buon senso comprende bene quanto epocale sia la sfida che la transizione energetica impone, così come ha ben chiaro quale sia l’importanza anche per i territori di utilizzare bene i fondi del PNRR nel settore delle rinnovabili, nel colloquio con la Gabanelli poi introduce anche un altro elemento. Anche questo in qualche modo inquietante. Ed è la resistenza delle lobby al cambiamento. “Temo forti pressioni da questi ambienti – dice Emiliano – ma se il Governo vuole, tutto questo può essere superato. Noi siamo pronti a collaborare”. Del resto è evidente come tutta la filiera dei soggetti che ancora opera nel mondo delle energie combustibili, carbone ma soprattutto gas, abbia altri interessi e dunque certo non veda di buon occhio questa prorompente ascesa delle rinnovabili.
Che ci sia il loro zampino in questi ritardi amministrativi, come suppone Emiliano? Con tutta probabilità è così. Dunque su questa vicenda controversa, dove non tutto va come andrebbe, dove le direttrici europee e dello stesso Governo poi non trovano applicazione nelle pratiche concrete, sembra sempre più probabile che risolutivo possa essere un intervento diretto del Presidente del consiglio Mario Draghi. Il PNRR, come il Premier ha più volte ricordato, è un’occasione irripetibile di rilancio del nostro paese. Dunque non si può deviare dalle linee guida, non si può derogare agli impegni presi né tantomeno produrre sprechi o disfunzioni. Nelle prossime settimane vedremo se la partita andrà nella direzione auspicata ed attesa o se, viceversa, anche il tanto decantato PNRR e la decantatissima transizione ecologica finiranno stritolate dalle lobby e dalla burocrazia.
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