L’Unione Europea ha inserito l’energia atomica tra le tecnologie strategiche per raggiungere l’obiettivo zero emissioni entro lo stesso anno. In Italia, un recente incremento del dibattito potrebbe preludere una virata verso l’energia nucleare, ma esperti avvertono che bisogna distinguere le chiacchiere dagli investimenti reali
di Mario Tosetti
Le opinioni relative al ruolo del nucleare nell’energia del futuro sono varie e contrastanti. Nonostante ciò, il 2023 ha visto un rinnovato interesse per l’energia atomica, menzionata esplicitamente nel documento finale della Cop28 di Dubai e oggetto di un patto per moltiplicare le capacità energetiche nucleari, firmato da 20 nazioni. Più tardi, l’Unione Europea ha etichettato l’energia atomica come strategica per i suoi obiettivi di azzeramento delle emissioni entro il 2050, con piani per un’alleanza industriale per i piccoli reattori modulari dal 2024. Tuttavia, Luca Iacoboni, esperto di energia e decarbonizzazione del think tank ECCO, avverte che è essenziale distinguere le dichiarazioni dagli effettivi investimenti.
Nel 2021, un quarto dell’energia generata nelle nazioni dell’UE proveniva dal nucleare, mentre tenendo conto dell’energia consumata, la percentuale diminuisce al 13%. In Europa, l’importanza del nucleare è via via diminuita. Solo 12 dei 27 paesi Ue producono energia nucleare, con la Francia in testa con 56 reattori.
La posizione adottata dai paesi dell’UE sulla questione nucleare è divisa: Germania e Spagna hanno puntato verso l’abbandono totale dell’energia atomica, mentre il Belgio e la Svizzera, a seguito della crisi del gas innescata dall’invasione russa in Ucraina, sono stati costretti a riconsiderare i loro propositi. La Francia invece continua ad essere il campione della produzione nucleare in Europa, con la Polonia che pianifica di iniziare la costruzione della sua prima centrale nucleare nel 2026.
Durante l’ultima metà del XX secolo, l’Italia era un pioniere del nucleare civile, ma a seguito dell’incidente di Chernobyl del 1986, un referendum portò alla chiusura di tutti gli impianti nucleari. Negli ultimi anni il dibattito sul nucleare si è vivacizzato, con alcuni esponenti del governo Meloni che hanno mostrato apertura verso la reintroduzione del nucleare nel mix energetico italiano.
Lo Stato italiano potrebbe però optare non per la costruzione di centrali, ma per piccoli reattori modulari per le aziende energivore. Esperti come Iacoboni però avvertono che l’utilizzo di una tecnologia non ancora esistente per un paese senza infrastrutture nucleari come l’Italia, potrebbe sottrarre investimenti ad altre forme di energia già pronte e necessarie, come le rinnovabili.
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