di Robert Crowe
Azerbaijan ed Armenia, i due paesi protagonisti di una guerra dimenticata combattuta per il controllo del Nagorno-Karabakh, hanno dichiarato un cessate il fuoco, 24 ore dopo che l’Azerbaijan ha lanciato una pesante offensiva militare. E’ una guerra che ha visto il popolo armeno costretto a subire violenze e soprusi e che ha come arbitro parziale la Russia, da sempre interessata a mantenere supremazia e dontrollo di quell’area.
L’accordo appena sottoscritto è vessatorio per gli armeni, di fatto si tratta di una resa. Prevede infatti che le forze armene in Nagorno-Karabakh vengano disciolte e completamente disarmate. Il territorio è riconosciuto a livello internazionale come parte dell’Azerbaijan, anche se molte di queste zone sono state controllate dagli Armeni per tre decenni. È uno dei conflitti tra i più duraturi al mondo, eppure la gente comune non sa neppure dove si trova il Nagorno-Karabakh.
Allora partiamo da qui per capire come vanno le cose in questa sfortunata regione di confine tra paesi e tra continenti. Il territorio si trova nella regione montuosa del Caucaso meridionale, tra Europa orientale e Asia, tra il Mar Nero e il Mar Caspio. Azerbaijan e Armenia combattoni una guerra sanguinosa nel Nagorno-Karabakh già dalla fine degli anni ’80. Anni di scontri sanguinari poi seguiti da periodi di relativa tregua, con in Russi sempre abili interpreti della politica del dividere per governare. All’inizio degli anni ’90 di nuovo scoppiano scontri e violenze per arrivare all’ultima grande escalation del conflitto avvenuta nel 2020, quando migliaia di persone sono state uccise in sei settimane di feroci combattimenti. Il dispiegamento di peacekeeper russi aveva fermato i combattimenti all’epoca, ma le tensioni erano poi aumentate con i ritmi violenti di sempre.
Cosa ha portato ora agli ultimi combattimenti? Le paure di una nuova violenza erano emerse quando l’Azerbaijan ha imposto un efficace blocco di una rotta vitale nell’area nel dicembre 2022. Il corridoio di Lachin è l’unica strada che collega la Repubblica di Armenia ai circa 120.000 armeni del Nagorno-Karabakh. È una via di rifornimento chiave che da quando è bloccata sta creando una vera emergenza umanitaria ai residenti del Nagorno-Karabakh afflitti da gravi carenze di generi alimentari, farmaci e di assistenza medica.
L’Azerbaijan ha accusato l’Armenia di utilizzare la strada per introdurre rifornimenti militari, mentre l’Armenia ha negato. Baku ha anche dichiarato di aver offerto cibo e aiuti diverse volte tramite un’altra strada, ma gli Armeni a Nagorno-Karabakh lo hanno rifiutato. Gli osservatori hanno segnalato un accumulo di truppe azere durante il blocco, ma ciò è stato negato a Baku. Insomma, una situazione confusa ma i cui esiti hanno dimostrato che alla fine erano gli Azeri ad avere mire egemoniche e di riconquista.
Le speranze che le tensioni potessero attenuarsi sono sorte quando un piccolo numero di camion di aiuti operati dal Comitato Internazionale della Croce Rossa è stato autorizzato a entrare a Nagorno-Karabakh a metà settembre attraverso il corridoio di Lachin e, separatamente, la strada di Aghdam dall’Azerbaijan. ma erano di fatto sempre i russi a gestire il traffico anche se anche in questo scenario ha avuto il suo peso la guerra in Ucraina.
L’attenzione di Mosca e l’impegno delle sue risorse militari sono state naturalmente dirottate sull’Ucraina in modo evidente al punto che il primo ministro armeno ha recentemente dichiarato che la Russia stava “abbandonando spontaneamente la regione”. E questo ruolo non secondario della Russia fa capire perché questa guerra viene guardata con grande attenzione dagli osservatori internazionali.
Ma quali sono le ragioni che hanno portato a questa lunghissima guerra? L’Armenia e l’Azerbaijan moderni erano parte dell’Unione Sovietica negli anni ’20. L’area designata Nagorno-Karabakh aveva una maggioranza di popolazione armena ma era controllata dall’Azerbaijan. Il parlamento regionale di Nagorno-Karabakh ha votato per diventare parte dell’Armenia proprio quando l’Unione Sovietica ha iniziato a crollare alla fine degli anni ’80.
L’Azerbaijan ha cercato di sopprimere il movimento separatista, mentre l’Armenia lo ha sostenuto. Ciò ha portato a scontri etnici e, dopo che Armenia e Azerbaijan hanno dichiarato l’indipendenza da Mosca, a una guerra vera e propria e su vasta scala. Sono seguiti anni di violenza e sofferenza. Negli anni, decine di migliaia di persone sono state uccise e più di un milione sono state sfollate: una tragedia che, come dicevamo, in Europa è quasi passata sotto silenzio. Anche le giovani popolazioni locali stentano a ricordare i drammi prodottti dagli scontri.
Tornando indietro nel tempo, la prima guerra di Nagorno-Karabakh è terminata con una tregua mediata dalla Russia nel 1994, dopo che le forze armene avevano preso il controllo di Nagorno-Karabakh e delle aree adiacenti. In base all’accordo, Nagorno-Karabakh è rimasto parte dell’Azerbaijan, ma da allora è stato per lo più governato da una repubblica separatista autoproclamata, gestita dagli armeni e sostenuta dal governo armeno.
Cosa è successo poi nel 2020? La situazione è stata volatile da allora, con periodi di relativa calma interrotti da combattimenti. Il più grande scontro militare dai primi anni ’90 è avvenuto tre anni fa, durante sei settimane di feroci combattimenti. L’Azerbaijan ha riconquistato il territorio e al momento in cui entrambe le parti hanno accettato di firmare un accordo di pace mediato dalla Russia nel novembre 2020, aveva riconquistato tutte le terre circostanti Nagorno-Karabakh detenute dall’Armenia dal 1994. In base all’accordo, le forze armene dovevano ritirarsi da queste aree e da allora sono state confinate in una parte più piccola della regione.
Un altro tema importante per capire questa guerra è quello delle alleanze. Chi sostengono Russia e Turchia? Ankara ha stretti legami culturali e storici con l’Azerbaijan. Si dice che i droni Bayraktar di produzione turca abbiano svolto un ruolo cruciale nei combattimenti del 2020, consentendo all’Azerbaijan di ottenere guadagni territoriali.
L’Armenia, d’altra parte, aveva tradizionalmente buone relazioni con la Russia. C’è una base militare russa in Armenia, e entrambi sono membri dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), un’alleanza militare di sei ex stati sovietici.
Ma le relazioni tra Armenia e Russia si sono deteriorate da quando Nikol Pashinyan, che ha guidato enormi proteste anti-governative nel 2018, è diventato primo ministro dell’Armenia. Nikol ha recentemente dichiarato che la dipendenza dell’Armenia dalla Russia come sua unica fonte di sicurezza era un “errore strategico”.
L’Armenia ha annunciato questo mese che ospitava esercitazioni congiunte con le forze statunitensi, che sono state criticate da Mosca come “passi ostili”. Il presidente Vladimir Putin ha negato che l’Armenia avesse rotto la sua alleanza con la Russia, ma ha dichiarato che Yerevan aveva “essenzialmente riconosciuto” la sovranità dell’Azerbaijan su Nagorno-Karabakh.
“Se l’Armenia stessa ha riconosciuto che il Karabakh fa parte dell’Azerbaijan, cosa dovremmo fare?”, ha detto durante un forum economico a Vladivostok. Cosa succederà adesso? Le forze azere hanno fatto rapidi progressi nelle 24 ore di combattimento scoppiate il 19 settembre. Le autorità di Nagorno-Karabakh e dell’Azerbaijan hanno quindi annunciato che entrambe le parti avevano accettato un cessate il fuoco mediato dalla Russia.
L’accordo, come dicevamo, prevedeva che le forze militari di Karabakh sarebbero state completamente disarmate e sciolte. Ora ci saranno discussioni sull’integrazione dell’enclave nell’Azerbaijan. L’esito di queste negoziazioni sarà cruciale per il destino degli Armeni di Nagorno-Karabakh, che sono circa 120.000.
Il vice ministro degli Esteri armeno, Paruyr Hovhannissyan, ha detto all’agenzia Reuters che teoricamente gli Armeni nella regione potrebbero vivere sotto il controllo azero, ma che il dialogo era cruciale. Il presidente dell’Azerbaijan, Ilham Aliyev, ha ripetutamente dichiarato in passato che i residenti di Karabakh “godranno degli stessi diritti degli altri cittadini dell’Azerbaijan”. In un’intervista con la BBC nel 2020, ha anche promesso loro “alcune forme di autogoverno”. Aliyev ha anche detto che gli azeri che sono stati sfollati dalla regione nel conflitto durato decenni dovrebbero avere l’opzione di tornare.
Ma gli Armeni temono che il controllo dell’Azerbaijan possa portare a una pulizia etnica e che gli Armeni di Karabakh possano essere costretti a fuggire. I due paesi non hanno mai firmato un accordo di pace e nonostante i negoziati nel corso degli anni non hanno relazioni diplomatiche formali. Il punto dunque è tutto qui: potrà la Russia trovare una soluzione che accontenti tutti? Forse lo scopriremo nelle prossime settimane.
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