Il 30 giugno si riunisce l’Aula di Montecitorio per discutere della proposta di legge sulla ratifica del Mes chiesta con inistenza dall’Europa considerato che l’Italia è l’ultimo Paese che manca per poter fare entrare in moto il meccanismo
di Mario Tosetti
“Sulla ratifica del Meccanismo europeo di stabilità l’Eurogruppo rispetta il processo parlamentare italiano, siamo contenti che si avvii”, lo ha fatto sapere un alto funzionario Ue che ha aggiunto “vediamo che qualcosa si sta muovendo”.
La dichiarazione assume maggiore importanza considerato che precede di qualche giorno la riunione dell’Eurogruppo che ha ad oggetto proprio la mancata ratifica del Mes da parte dell’Italia fissata per il 15 giugno.
E’ chiaro che Bruxelles sta insistendo in ogni modo sulla ratifica della riforma del Mes, sottolineando peraltro che non si tratta di un’adesione al meccanismo. Tuttavia, non possono passare inosservate le costanti dichiarazioni di Meloni che è arrivata a definire il Mes “uno stigma” oppure quelle del suo vicepremier Matteo Salvini che ha esplicitamente detto che “non è utile”.
Dall’altro lato il dato certo è che l’Italia ha molti dossier aperti e ha tutti gli interessi ad instaurare un dialogo sereno con l’Europa: la revisione del Pnrr e l’attesa erogazione della terza trance, la riscrittura del patto di Stabilità, la questione dei migranti. Appare così quanto meno bizzarro che l’esecutivo di Meloni non mostri aperture sul Mes.
Alla Camera il 30 giugno si discuterà della proposta di legge sulla ratifica del meccanismo chiesto dalla capogruppo del Pd, Chiara Braga. Le speranze, comunque, che vada a buon fine sono poche o nulle perchè di fatto la maggioranza finirebbe per approvare una proposta dell’opposizione mettendo sempre più in luce l’ambiguità della maggioranza. Peraltro, in concreto, i tempi della discussione parlamentare possono facilmente venire aggirati: l’ Aula il 3 giugno può disporre un rinvio di qualche settimana settimana o anche un ritorno in commissione con un voto a maggioranza. In questo caso si tratterebbe di un “no mascherato” che certamente non sarebbe visto di buon occhio da Bruxelles.