La premier al suo secondo giorno in Cina ha incontrato il presidente Xi. Potrebbe essere l’inizio di un nuovo corso tra i due paesi.
Strappo ricucito con la Cina? Chissà. Oggi la premier Giorgia Meloni ha incontrato a Pechino il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping. E una cosa è certa il mantra della sua missione non è mutato rispetto a ieri quando ha visto il suo omologo Li Qiang. Ed è rimasto quello della necessità, “di una cooperazione equilibrata e mutualmente vantaggiosa” tra Cina e Italia, fove “mutualmente” si deve leggere come la parola chiave. L’Italia è uscita dall’accordo sulla Via della Seta, siglato con Pechino nel 2019 dal governo Conte, perché ha capito che ci stava perdendo ed enormenente. Meloni lo ha detto a chiare lettere e lo ha ripetuto nel corso di tutti gli eventi che l’hanno impegnata in questi primi due giorni del suo viaggio.
Certo la presidente ha affrontato anche le grandi crisi internazionali, dalla guerra in Ucraina ai rischi di un ulteriore aggravamento della situazione in Medio Oriente, alle crescenti tensioni nell’Indo-Pacifico, e ha parlato della governance globale, delle sfide delle nuove tecnologie, del cambiamento climatico, del processo di riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Ma è tornata sempre sullo stesso punto: ripartiamo da una nuova forma di partenariato, dallo spirito autentico della via della seta, perché quello nuovo non ha prodotto buoni risultati per l’Italia, tanto che nel 2022 il deficit commerciale dell’Italia verso la Cina ha fatto segnare un record assoluto , -47 miliardi di dollari, mentre gli investimenti della Cina in Italia si sono fermati ben prima che Roma cominciasse a diffidarne e a “stopparli” attivamente e rappresentano circa un terzo di quelli italiani in Cina. “È un divario – ha detto Meloni- che mi piacerebbe fosse colmato nel modo giusto. La nostra nazione resta desiderosa di cooperare, ma è fondamentale che i nostri partner si dimostrino genuinamente cooperativi giocando secondo le regole, per assicurare che tutte le aziende possano operare sui mercati internazionali in condizioni di parità. Perché se vogliamo un mercato libero, quel mercato deve essere anche equo”. Queste le condizioni che improntano le sei le intese siglate, che interessano vari settori: dall’industria alla sicurezza alimentare all’istruzione alla mobilità elettrica e alle rinnovabili. E poi c’è anche l’Intelligenza Artificiale “che -ha detto Meloni- è destinata a incidere profondamente sui nostri tessuti sociali, economici e a cambiare radicalmente interi segmenti produttivi. So -ha proseguito- che anche in Cina è in corso un vivace dibattito su quelle che sono state definite ‘nuove forze produttive’, alludendo, immagino, proprio all’impatto che l’intelligenza artificiale può avere sulla produttività, così come, aggiungo, sulla creazione e sulla distruzione di posti di lavoro. Ognuno di noi sta sviluppando un diverso approccio, ma io credo che al di là delle diverse sensibilità sia fondamentale sviluppare un ragionamento comune, proprio alla luce delle ricadute che l’IA avrà sul mondo del lavoro, anche per quelle professioni a più elevata specializzazione”.
La missione di Meloni si concluderà mercoledì a Shanghai, con il colloquio con il segretario del comitato municipale di Shanghai del Partito Comunista Cinese, Chen Jining. E oggi ha avuto due momenti distensivi, se così si può dire: la premier ha partecipato con la figlia Ginevra ad una festa di compleanno tradizionale e ha inaugurato la mostra ” Viaggio di Conoscenze. Il Milione di Marco Polo e la sua eredità tra Oriente e Occidente”, presso il Millennium Art Museum di Pechino.
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