Contro la frammentarietà del percorso di cura il malato e non la malattia al centro. I risultati del laboratorio Cuore del professor Massetti al Gemelli. Il sostegno del Vaticano e del capo dello Stato Mattarella. Il ministro Schillaci avvia un tavolo di lavoro per coinvolgere l’assistenza domiciliare
di Ennio Bassi
Un cambio di paradigma per contribuire a ridurre la frammentazione della cura, i ritardi e i disservizi nella sanità pubblica. È di un nuovo umanesimo che parla il Manifesto della Fondazione Dignitas Curae Ets, presentato nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, alla presenza di diverse autorità, fra le quali il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, e il Segretario di Stato della Santa Sede, cardinale Pietro Parolin.
La Fondazione suggerisce la riduzione delle liste d’attesa e dei costi tramite un percorso di cura unitario, in cui l’equipe multidisciplinare ruota intorno alla persona. “La strada delineata può rappresentare un’innovazione unica nella sanità nazionale: un modello che riporti al centro i valori della medicina, riconosca il bene della persona e del curante e sfrutti le migliori competenze specialistiche. È questo un possibile modello della sanità che vogliamo, aperto alle innovazioni e aderente alla persona”, spiega Massimo Massetti, presidente della Fondazione, ordinario di cardiochirurgia dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma e responsabile dell’area cardiovascolare e cardiochirurgica del Policlinico universitario “Agostino Gemelli”.
Il Manifesto vede il sostegno di Papa Francesco, che per primo ha voluto firmare il documento, del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del ministro della Salute che, proprio durante la presentazione, ha annunciato l’avvio di un tavolo di lavoro per valutare l’applicazione più estesa del percorso proposto.
“Il progetto di revisione del sistema sanitario – afferma il ministro – non riguarda solo gli ambiti prettamente organizzativi e gestionali: occorre portare avanti un modello di cura che non si limiti a curare l’evento patologico, ma deve prendersi cura del paziente nella sua totalità. Si tratta di riorganizzare una sanità che deve essere centrata sul malato e non sulle malattie o sulle singole prestazioni sanitarie. Ma c’è bisogno del contributo di tutti gli attori coinvolti nella rifondazione del sistema sanitario, nel rispetto delle differenze dei compiti e dei ruoli, perché ciascuno dei soggetti interessati, il ministero della Salute, le Regioni, le aziende sanitarie, il personale sociosanitario, il mondo del volontariato determinerà con il proprio contributo quale sanità consegneremo al futuro”.
Il progetto proposto dal Manifesto si declina nel corso dell’anno, innanzitutto nel coinvolgimento diretto degli operatori sanitari, a cominciare da medici e infermieri. Già oggi, grazie al progetto Cuore, avviato in collaborazione con la Fondazione Roma nell’area del Gemelli diretta da Massetti, viene applicato il paradigma. “I risultati ad oggi valutati – conferma il professore – su alcuni percorsi diagnostici e terapeutici dimostrano che cambiando l’organizzazione si migliora la qualità, perché si riduce il tasso di mortalità e di complicanze, e si incrementa l’appropriatezza delle prestazioni e l’efficienza, perché si abbattono i tempi d’attesa e i costi. In sintesi, con questo modello curiamo il malato, non soltanto la malattia”.
Il testo del Manifesto, scritto a quattro mani da Massetti e da monsignor Mauro Cozzoli, consultore del Dicastero per la dottrina della fede, è stato rivisto negli aspetti giuridici dai giuristi Natalino Irti, professore emerito della Università Sapienza di Roma, e Teresa Pasquino, docente ordinario di Istituzioni di diritto privato dell’Università di Trento, entrambi intervenuti alla presentazione.
“I principi contenuti nel Manifesto Dignitas curae – spiega la professoressa Pasquino -, costituiscono un’efficace sintesi di enunciati presenti anche nel quadro normativo interno e sovranazionale. Nei propositi del Manifesto, il diritto alla salute, quale diritto fondamentale della persona ex art. 32 Cost., deve garantire al paziente il diritto di accesso alle strutture sanitarie pubbliche e private, in relazione al bisogno di cura manifestato, ed implica di avvalersi del progresso della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica non solo per assicurare l’efficienza della organizzazione del luogo di cura, ma anche il benessere fisico e psichico del paziente. I principi in esso enunciati ponendo al centro della relazione medico-paziente la dignità della persona, mirano a realizzare, altresì, la “dignità della cura”, avendo riguardo all’importanza della comunicazione tra medico e paziente – che è tempo di cura; al rispetto dei convincimenti e dei valori propri di ciascun paziente; alla parità di trattamento, soprattutto a vantaggio dei più bisognosi ed indifesi; all’accompagnamento nel percorso terapeutico, anche con il coinvolgimento dei familiari e con il supporto psicologico, per conseguire risultati più efficaci nella cura e per alleviare il dolore. In attuazione di tali principi, è richiesto l’impegno dei pubblici poteri perché assicurino che tutte le istanze di tutela e di protezione, che da essi promanano, vengano realizzate”.
Al valore della dignità umana, reso concreto nel rapporto di cura fra medico e paziente, si ispira infine la dottrina della fede cristiana, come ricorda nel suo intervento il cardinale Parolin. “Come ci dice Papa Francesco – rammenta –, nell’ultima sua enciclica Laudate Deum, ‘non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali e non ci sono cambiamenti culturali senza cambiamenti nelle persone’. Il primo grande merito del Manifesto è la sua incidenza prioritaria sul pensiero: sulla modulazione valoriale delle intelligenze e delle coscienze, per una Sanità del futuro a misura umana. Perché – lo sottolinea il Manifesto – ‘è il pensiero che muove l’azione”.
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