Gli scontri ed i moti di piazza di alcuni giorni fa in Guinea sarebbero stati provocati da alcuni oppositori dell’attuale governo in carica. Secondo prove circostanziate, anche fotografiche,  alcune persone sarebbero state pagate per avviare una serie di focolai in diverse zone della capitale e del paese. Alcuni studenti, in particolare, hanno ammesso davanti alla polizia locale, ma anche sui social, di aver preso dei soldi per provocare gli scontri.

Da Conakry riferiscono inoltre che alcuni facinorosi, legati agli ambienti della malavita, sono stati trovati in possesso di Kalashnicov, armi non in dotazione delle forze dell’ordine. Questi ultimi avrebbero approfittato della situazione per generare ulteriore caos. Tutta questo cambia molto i termini di quanto accaduto nei giorni scorsi in Guinea. Gli scontri, che hanno portato a un totale di nove morti, erano da subito stati cavalcati dagli avversari del governo in carica, per i quali le proteste erano da intendere come un gesto di critica alle consultazioni che il Presidente Alpha Condé ha fatto avviare in tutto in tutto il paese.  Una fase di ascolto destinata a recepire le istanze del popolo al fine di rendere il sistema legislativo guineano più attuale ed aggiornato.

Oggi invece si scopre che gli scontri erano stati in parte organizzati e rispondevano ad una strategia destabilizzante ordita da alcuni elementi, ancora non identificati, dell’opposizione. Se la situazione non è degenerata ed il paese è rientrato in una fase di normalità è soprattutto grazie ai tempestivi interventi pubblici del Presidente Condé che in un comunicato della presidenza, seguito da due comunicati del Governo, ha invitato alla calma e a riprendere un normale confronto democratico. Parole ferme che da un lato hanno condannato i moti di piazza e le violenze gratuite, dall’altro hanno ribadito che la vita democratica del paese farà il suo corso nel rispetto pieno delle regole.

 

 

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