di Carla Macrì
Il mercato dell’arte si allinea alle politiche di sanzioni avanzate dai paesi occidentali nei confronti della Russia. La posizione di Christie’s, la casa d’asta della regina nota per aver reso le proprie aste un fenomeno culturale e commerciale allo stesso tempo, viene raccontata da Mariolina Bassetti. Presidente di Christie’s Italia e direttrice del dipartimento di Arte del dopoguerra e contemporanea , Bassetti spiega la risposta del mercato dell’arte all’invasione Russa dell’Ucraina, affrontando anche il tema delle aste italiane.
Quanto stanno costando al mercato dell’arte i pacchetti di sanzioni in vigore nei confronti della Russia?
Il costo non è ingente. Dieci anni fa i compratori russi erano molto attivi, ma negli ultimi anni non sono stati dei grandi compratori quindi le sanzioni non hanno intaccato enormemente il mercato dell’arte. Al contrario la guerra ha purtroppo esercitato un’influenza positiva, perché storicamente quando il mercato della borsa scende, il mercato dell’arte sale. Questo perché l’arte rappresenta un bene rifugio alternativo al quale gli investitori si rivolgono ben volentieri. Le aste di Londra avvenute durante la prima settimana di guerra sono andate estremamente bene. Christie’s ha realizzato l’asta più importante di Londra, per la prima volta dopo la pandemia in collaborazione con Shangai, raggiungendo dei risultati eccezionali che hanno visto il 96 per cento di venduto. In definitiva non si può parlare di un’influenza negativa delle sanzioni verso la Russia, piuttosto dell’arte considerata come bene rifugio e alternativa vincente rispetto agli investimenti dei collezionisti.
Recentemente Christie’s ha cancellato le aste dedicate all’arte russa, decisone che potrebbe essere considerata come un’azione contro la cultura russa. Cosa ne pensa?
È una questione di cui si potrebbe discutere a lungo. Questa scelta è stata presa per assumere una posizione contro la Russia e aumentare il distacco dalle posizioni russe, così come è stato chiuso il padiglione russo alla Biennale di Venezia o come è stata esclusa la squadra di calcio russa dai mondiali. Non è giusto che l’arte sia vittima di una guerra che non coinvolge l’intellighenzia intellettuale o gli artisti, però purtroppo in questo momento è importante allontanarsi dalle scelte russe. Indipendentemente dalla cultura russa, ucraina o italiana, io credo nell’arte e quindi qualsiasi opera d’arte dovrebbe essere tutelata. È una criminalità abbattersi contro l’arte o contro la cultura di un paese però non vendere in questo momento artisti russi non rappresenta una disfunzione di un’opera già esistente, ma fa parte dell’embargo che abbraccia più settori dell’economia di un paese. Un popolo civile non dovrebbe mai distruggere la cultura di un altro popolo.
Ci sono beni ucraini di particolare interesse trattati da Christie’s?
No. Si può parlare piuttosto di artisti ucraini tutelati dal mercato come Louise Nevelson. La natura della tutela economica non trova origine nella guerra, piuttosto nella speculazione. I galleristi presentano artisti ucraini per sfruttare un tema molto triste.
L’idea di organizzare un’asta di beneficenza potrebbe essere una prospettiva reale?
Non lo escludo. Per organizzare un’asta di beneficenza ci vuole molta preparazione per cui mi auguro che il conflitto possa finire prima, in modo da organizzare un’asta di beneficenza per la ricostruzione piuttosto che per l’aiuto immediato.
Per quanto riguarda le aste italiane, quali sono le opportunità e le criticità del mercato?
Le aste italiane riguardano l’arte moderna e contemporanea, perciò gli artisti del Novecento italiano. Le aste avvengono in Italia e all’estero tramite il marchio “Thinking Italia”, da cui si distinguono le aste di arte presenti in Italia. Di recente Christie’s ha ripreso anche le aste di gioielli e orologi in Italia, mentre all’estero ci sono ottanta dipartimenti preposti all’organizzazione di aste. A Londra, New York e Parigi ci sono aste di libri, mobili, argenti, arte asiatica, archeologia, fossili, si tratta di aste a spettro totale. Il dato più profittevole è il mercato degli impressionist, modern, post war e contemporary, il resto ha un mercato vivace ma di un valore inferiore. Le arti visive rappresentano circa la metà del fatturato di Christie’s, le quali riescono a raggiungere in una settimana un miliardo e mezzo di dollari. È il periodo storico, ossia l’ultimo secolo e mezzo che conferisce un valore superiore alle arti visive rispetto agli altri settori. Il biennio 20-22 procede molto bene per il mercato e non si prevedono flessioni.
Durante il periodo di isolamento dovuto alla pandemia di Covid-19 Christie’s ha chiuso per la prima volta i propri uffici per tre mesi, affrontando un periodo di riflessione interna. Quanto sono stati importanti i giovani in questa fase?
Christie’s ha dato centralità ai giovani. Al termine del lockdown ci saremo trovati in un nuovo mondo dove l’esperienza sarebbe stata rielaborata con nuove idee avanzate dai giovani, i quali sono forieri di una genialità tipica dell’età giovane. Proprio da loro Christie’s ha ricevuto le nuove idee. Il mondo è in mano ai giovani che devono farsi interpreti del presente e del futuro.
(Associated Medias) – Tutti i diritti sono riservati