Nel Giorno del Ricordo per le vittime dei massacri delle Foibe il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto evidenziare la ripresa di segnali regressivi e di conflitto alludendo alla situazione in Serbia e in Kosovo
di Carlo Longo
“Per molte vittime, giustiziate, infoibate o morte di stenti nei campi di prigionia comunisti, l’unica colpa fu semplicemente quella di essere italiani”, con queste parole il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricorda le vittime nel Giorno del Ricordo dei massacri delle foibe.
“La complessità delle vicende che si svolsero, in quei terribili anni, in quei territori di confine, la politica brutalmente antislava perseguita dal regime fascista, sono eventi storici che nessuno oggi può mettere in discussione. Va altresì detto, con fermezza, che è singolare, è incomprensibile, che questi aspetti innegabili possano mettere in ombra le dure sofferenze patite da tanti italiani. O, ancor peggio, essere invocati per sminuire, negare o addirittura giustificare i crimini da loro subiti”, ha aggiunto il Capo dello Stato.
Il Giorno del Ricordo, però, funge da gancio a Mattarella per evidenziare che le stragi potrebbero non essere soltanto legate al passato. “La presenza di segnali ambigui e regressivi, con rischi di ripresa di conflitti, ammantati di pretesti etnici o religiosi, richiede di rendere veloce con decisione e coraggio il cammino dell’integrazione europea dei Balcani occidentali”, ha sottolineato il Presidente della Repubblica, alludendo alle recenti tensioni tra Serbia e Kosovo.
“Italia, Slovenia e Croazia, grazie agli sforzi congiunti e al processo di integrazione europea hanno fatto, insieme, passi di grande valore. Lo testimoniano Gorizia e Nova Gorica designate insieme unica capitale europea della cultura del 2025. Ribadendo la condanna per inammissibili tentativi di negazionismo e di giustificazionismo, segnalo che il rischio più grave di fronte alle tragedie dell’umanità non è il confronto di idee, anche tra quelle estreme, ma l’indifferenza che genera rimozione e oblio”, ha continuato Mattarella.
“Siamo oggi qui, al Quirinale, per rendere onore a quelle vittime e, con loro, a tutte le vittime innocenti dei conflitti etnici e ideologici. Per restituire dignità e rispetto alle sofferenze di tanti nostri concittadini. Sofferenze acuite dall’indifferenza avvertita da molti dei trecentocinquantamila italiani dell’esodo, in fuga dalle loro case, che non sempre trovarono solidarietà e adeguato rispetto nella loro madrepatria”, ha concluso Sergio Mattarella.
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