di Emilia Morelli
Da quando è iniziato il conflitto in Ucraina abbiamo assistito al continuo tentativo del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, di assumere le vesti di mediatore. Erdogan è stato ad esempio protagonista di numerosi tentativi, falliti, di negoziati tra Russia e Ucraina, ma anche del riuscito accordo che ha consentito di sbloccare le navi ucraine intrappolate nei porti del mar Nero, dando vita al cosiddetto “corridoio” di prodotti cerealicoli, cui ha fatto seguito anche un patto per lo scambio di prigionieri (più di 200) tra Mosca e Kiev. Del resto, il presidente turco ha saputo abilmente sfruttare da un lato la sua decennale amicizia col presidente russo, Vladimir Putin, e dall’altro la sua presenza nella Nato avvicinandosi all’Ucraina. Ad oggi il “sultano di Istanbul” è il protagonista di una nuova battaglia di portata diplomatica, economica e commerciale: il gas esportato da Mosca e gli approvvigionamenti destinati all’Europa.
Si è svolto oggi un incontro in Kazakistan, ad Astana, tra Erdogan e Putin in cui si è discusso di creare un hub del gas in Turchia. In questo modo Istanbul diventerebbe il fulcro dell’esportazione del prezioso combustibile, piattaforma delle forniture ma anche tassello imprescindibile della determinazione dei prezzi, superando così il problema del price cap. La possibilità che Putin decida di demandare ad Erdogan la gestione delle forniture di gas appare piuttosto realistica. Il presidente russo ha sottolineato che ” “le esportazioni di gas in Turchia sono in corso a pieno regime” ed Erdogan si è rivelato come “il partner più affidabile” in questa fase. Lo scenario che si prospetta è assistere a Russia e Turchia che regolano i prezzi a “normali livelli di mercato, senza sfumature politiche”.
Putin ha, inoltre, ribadito nel corso di una Conferenza stampa successiva all’incontro, di aver “concordato con Gazprom che se c’è interesse per la Turchia e i nostri potenziali acquirenti in altri Paesi, potremmo considerare la possibilità di costruire un sistema di gasdotti e la creazione di un hub del gas in Turchia per la vendita anche a Paesi terzi, in primis, ovviamente, europei se a loro interessi”.
E così secondo Putin è proprio il presidente turco che può sbloccare la grave situazione che si è venuta a creare a seguito dell’invasione in Ucraina, anche se a ben vedere Erdogan ha sottolineato che ogni sforzo sarebbe di fatto privo di senso qualora non si raggiunga il cessate il fuoco, che il sultano chiede insistentemente da tempo. L’obbiettivo finale di Erdogan è far dialogare Russia e Ucraina, instaurando una trattativa vera che conduca alla fine del conflitto.
Nel frattempo, si segnala che il prossimo anno entrerà un funzione una nuova centrale nucleare costruita dalla Russia in Turchia. “L’apertura della prima unità della centrale nucleare di Akkuyu nel 2023 porterà una nuova dimensione al mondo” ha affermato Erdogan. Ma non è tutto: “Mi auguro che grano e fertilizzanti russi saranno esportati attraverso Istanbul” ha aggiunto il presidente turco. L’augurio abbraccia i prodotti russi tout court, non solo il gas.
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