L’Ue ha raggiunto l’accordo sul tetto al prezzo del petrolio russo, fissandolo a 60 dollari al barile. La decisione si inserisce tra le sanzioni imposte alla Russia, in accordo con gli alleati del G7, finalizzata a privare Mosca di una fondamentale fonte di finanziamento della guerra in Ucraina.
L’accordo raggiunto tra i ventisette prevede che, nell’ipotesi in cui la quotazione del greggio russo, che al momento si aggira sui 65 dollari, dovesse scendere al di sotto dei 60 automaticamente si adeguerà il tetto al prezzo imposto che dovrà comunque essere inferiore del 5% rispetto al prezzo di mercato e che però, in ogni caso, dovrà essere superiore ai costi di produzione in maniera tale che Mosca sia disincentivata dallo scegliere il taglio delle forniture.
L’accordo è stato raggiunto nella giornata del 1 dicembre e si è atteso il 2 perchè anche la Polonia ratificasse la decisione. Il meccanismo entrerà a regime a partire dal 5 dicembre e va ad aggiungersi all’embargo già disposto dall’ Ue, con eccezione del greggio che arriva via oleodotto all’Ungheria.
Sulla base del nuovo meccanismo, che impone il tetto a 60 dollari, l’Unione ha posto un divieto alle compagnie di fornire servizi che rendano possibile il trasporto e l’assicurazione del petrolio russo ad un prezzo superiore a quello stabilito. In tal modo si mira a limitare anche le entrate che Mosca ottiene grazie alle sue forniture alla Cina o all’India.
Per quanto riguarda il gas, la proposta di fissare un price cap è stata sottoscritta da sette Paesi tra cui l’Italia. Il prezzo proposto è di 160 euro per megawattora, di gran lunga inferiore al tetto di 275 euro proposto dalla Commissione europea e dal compromesso a 264 euro avanzato dalla presidenza ceca dell’Unione.
I 7 Paesi – Italia, Grecia, Belgio, Polonia, Slovenia, Malta e Lituania- si fanno promotori di una proposta che prevede un limite sul gas di 160 euro a megawattora che andrebbe ad influire su tutti i tipi di contratto, anche bilaterale, e che avrebbe ripercussioni oltre qualsiasi termine di consegna. Il meccanismo verrebbe attivato per “decisione politica” e avrebbe “chiare condizioni di sospensione”: funzionerebbe come un semaforo con i colori verde, giallo e rosso a seconda dei rischi e verrebbe sospeso se “in futuro il livello non fosse adeguato”.
Oltre a queste imposizioni è previsto un secondo limite definito “dinamico” e dovrebbe essere definito con cadenza mensile o trimestrale e parzialmente legato all’evoluzione media di una serie di indici del Gnl. Il price cap sul gas disegnato dalla proposta dovrebbe entrare in vigore dal 1 gennaio 2023 e per la prima volta la proposta è in fase di discussione nella riunione degli ambasciatori dei 27 all’Ue.
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