Le dichiarazioni del ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjártó sulla colpevolezza di Salis scatenano una tempesta politica
di Carlo Longo
Mentre a Milano era in corso una fiaccolata per richiedere il rimpatrio di Ilaria Salis, numerose svastiche e graffiti inneggianti al fascismo sono stati ritrovati sui muri dell’ambasciata ungherese nella capitale. La scoperta è stata fatta sul muro di recinzione dell’ambasciata in via Malpighi, alle quali sono prontamente intervenute le forze dell’ordine, tra cui gli agenti del commissariato di Porta Pia, la Digos della questura di Roma e la polizia scientifica, una volta calato il buio.
Le successive dichiarazioni di Peter Szijjártó, ministro degli Esteri ungherese, sulla situazione legale di Salis, hanno scatenato una serie di risposte indignate. Szijjártó, nel corso di un’intervista al Tg1 e tramite un post su Facebook, ha sostenuto che l’Italia non ha motivo di interferire con i processi giudiziari di un altro Paese e ha additato Salis, una donna di 39 anni, come colpevole di atti violenti.
Questa posizione è stata criticata con forza oggi dall’Anpi Nazionale, attraverso le parole del suo presidente Gianfranco Pagliarulo. “Il ministro degli Esteri ungherese sembra aver già concluso indagini, processo e sentenza. Le sue parole costernate dimostrano che l’Ungheria di Orban non rispetta la regola di diritto e che la detenzione e il processo a carico di una concittadina italiana non sono né giusti né equi. Se Orban non concorda con questi principi, dovrebbe considerare l’opzione di lasciare l’Unione Europea. Siamo pronti ad accettarlo. Di fronte alle dichiarazioni ingiustificabili del ministro, il gabinetto italiano sembra disorientato. Piuttosto che delineare dichiarazioni patriottiche, il governo dovrebbe dimostrare determinazione e agire in modo più deciso”.
“Non c’è alcuna interferenza da parte italiana” sul caso Salis, “ci siamo preoccupati di ciò di cui ci dobbiamo preoccupare cioè della tutela dei diritti del detenuto, lo facciamo per la signora Salis come per tutti i detenuti italiani nel mondo”. Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani interpellato a margine di un evento alla Camera, ribadendo quanto già detto ieri. “Vanno rispettate all’interno dell’Unione europea le regole dell’Ue per quanto riguarda la detenzione – ha aggiunto – Siamo garantisti, abbiamo detto quello che si può fare”.
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