Alfredo Cospito, dopo la decisione della Corte Costituzionale di dichiarare l’illegittimità dell’articolo che non consente al giudice di valutare le attenuanti per i reati puniti con l’ergastolo, ha interrotto lo sciopero della fame durato 181 giorni
di Corinna Pindaro
Dopo sei mesi di digiuno Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto al 41 bis, ha interrotto lo sciopero della fame. Le ragioni sono da ricercarsi nella decisione della Consulta che ha ritenuto costituzionalmente illegittimo l’articolo che vieta al giudice “di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla circostanza aggravante della recidiva nei casi in cui il reato è punito con la pena edittale dell’ergastolo”.
La sentenza, secondo quanto dichiarato dal legale di Cospito rappresenta “una vittoria oggettiva” nella battaglia compiuta dall’anarchico che ha condotto ad una dichiarazione di incostituzionalità “del divieto di prevalenza di tutte le attenuanti, nei confronti delle recidiva reiterata, per tutti i reati la cui pena edittale sia fissa e contempli il solo ergastolo”. La sentenza, comunque, non ha inciso sul 41 bis. A tal proposito i legali di Cospito hanno presentato ricorso alla Corte di Strasburgo in quanto “il regime differenziato applicato a Cospito è disumano per il suo carattere afflittivo, la sua illegittimità e sproporzione”. E un’istanza è sul tavolo del ministro Carlo Nordio che però ha già negato una volta all’anarchico l’abolizione del carcere duro.
L’interruzione del digiuno è stata comunicata dallo stesso Alfredo Cospito, che ha compilato un modulo in cui ha espresso la sua scelta di ricominciare ad alimentarsi dopo 181 giorni . “Dichiaro di interrompere lo sciopero della fame”, ha scritto Cospito, avvisando così i vertici del Dap, del carcere di Opera e del Tribunale di Sorveglianza di Milano. “Grazie a tutti coloro che hanno seguito la mia tenace e inusuale forma di protesta”, ha aggiunto.
Nelle ultime settimane l’anarchico, condannato per la gambizzazione nel 2012, dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, e per l’attentato del 2006 contro la Scuola carabinieri di Fossano, aveva lentamente cominciato ad assumere integratori, bevande e latte. “Non avremmo mai pensato che sarebbe giunto vivo al 18 aprile”, aveva detto ieri il suo legale. Le condizioni di salute di Cospito sono tutt’altro che floride: è in sedia a rotelle e “e i medici disperano che possa essere reversibile il danno neurologico riportato al piede”, ha spiegato il suo avvocato Albertini.
Ovviamente la ripresa dell’alimentazione dovrà essere graduale e, quando le condizioni di salute lo consentiranno, sarà riportato al carcere di Opera a Milano.
E’ chiaro, comunque, che la decisione della Consulta apre la strada ad una possibile riduzione di pena per l’anarchico. Nel dettaglio la questione ha a che fare con la condanna di Cospito, per i due ordigni esplosi nel 2006 davanti alla Scuola allievi carabinieri di Fossano, fatto per cui l’anarchico era già stato condannato a 20 anni e che la Cassazione nel luglio scorso aveva ritenuto integrasse il reato di strage politica, punito con l’ergastolo, senza attenuanti. Anche se strage non c’era stata perché le bombe non avevano provocato morti né feriti.
La Corte d’Assise d’Appello di Torino aveva deciso di rimettere il caso alla Consulta su istanza del legale di Cospito che ha sempre sostenuto che si sarebbe potuta riconoscere l’attenuante dei fatti di lieve entità, riducendo la pena. E la Corte gli ha dato ragione smontato un tassello della legge ex Cirielli e stabilendo che “il carattere fisso della pena dell’ergastolo esige che il giudice possa operare l’ordinario bilanciamento tra circostanze aggravanti e attenuanti”. E “conseguentemente il giudice dovrà valutare, caso per caso, se applicare la pena dell’ergastolo oppure, laddove reputi prevalenti le attenuanti, una diversa pena detentiva”.
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