Un monito a Russia e Iran. Ma anche a Israele che “ deve astenersi dall’assalto a Rafah e che deve rispettare le regole del diritto internazionale e umanitario”. E poi l’appello alla Cina per una maggiore collaborazione, un decisivo freno alla guerra dei dazi e lo stop al rifornimento di armi a Mosca. La Dichiarazione finale del G7, il cui vertice si è tenuto quest’anno in Puglia a Borgo Egnazia, mira anche a ridisegnare la dialettica che l’occidente dovrà avere in un prossimo futuro con queste nazioni del mondo in particolare. E non solo. Il peso sull’economia mondiale del club è calato dal 70% all’attuale 45% in 33 anni e fare i conti con paesi come quelli che appartengono ai Bric, che producono il 30% della ricchezza del globo, è diventato indispensabile. Come pure avviare nuove relazioni con l’Africa, attraverso il piano Mattei messo a punto dalla premier italiana Giorgia Meloni, che al summit ha avuto il suo varo ufficiale. E affrontare emergenze nuove e scottanti come le ondate migratorie, i cambiamenti climatici, lo sviluppo vertiginoso delle nuove tecnologie, le sfide poste dall’ Intelligenza Artificiale . Temi ai quali sono stati dedicati panel ai quali hanno partecipato il brasiliano Luíz Inacio Lula da Silva, il re giordano Abdullah II, il turco Recep Tayyip Erdogan, l’argentino Javier Milei, e anche il papa al suo storico debutto al vertice..
In primo piano anche l’Ucraina. Il G7 ha promesso di sostenere Kiev fino a quando sarà necessario e tutti i suoi membri si sono ritrovati concordi nel sostenere che Mosca deve “porre fine alla sua guerra illegale di aggressione e pagare per i danni che ha causato”, rendendo disponibili 50 miliardi dai profitti generati dagli asset russi congelati. I leader del club hanno anche lanciato un appello perché “tutti i Paesi osservino la tregua olimpica”.
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