Nel suo intervento chiarificatore il Papa sottolinea che la benedizione negata alle associazioni LGBT non significa rifiuto delle persone. Inoltre, riflette sulle divisioni interne alla Chiesa e sulla necessità di gestirle piuttosto che ignorarle
di Carlo Longo
Papa Francesco, in un incontro riservato nella Basilica di San Giovani rivolto a quasi 800 membri del clero romano, ha risposto alle domande, tra cui quelle riguardanti la controversa questione delle benedizioni delle coppie omosessuali. Nonostante una bronchite persistente che gli ha impedito di tenere un discorso completo, il Papa ha invitato la platea a proporgli questioni di vario tipo e a parlare liberamente.
Sulla questione delle benedizioni alle coppie dello stesso sesso, Bergoglio ha esposto il suo pensiero dicendo che tale pratica riguarda “le persone, non le organizzazioni”. Precisando ulteriormente il suo pensiero, il Papa ha affermato che, mentre un’organizzazione LGBT non riceverebbe la benedizione come entità, le persone coinvolte sarebbero sempre ben accolte.
Bergoglio, riguardo alle critiche mosse da alcuni cardinali africani, ha espresso la convinzione che non sarà mai completamente approvato o accettato, a causa di differenze culturali. All’argomento, ha aggiunto: “Noi benediciamo le persone, non il peccato… possono presentarsi come coppie o singole persone”. E poi ha concluso argutamente: “Quando benediciamo un imprenditore, non chiediamo se ha commesso reati”.
Rispondendo alle domande sulle divisioni interne alla Chiesa, Papa Francesco ha sottolineato che, sebbene tali contrasti esistano, è importante non perdere la capacità di meravigliarsi di fronte all’azione divina. Secondo il Papa, questi conflitti devono essere affrontati e non ignorati. Bergoglio ha poi ribadito la necessità di ridurre la durata delle omelie a non più di otto minuti, esortando i preti a parlar “dritto al cuore” e a discutere di questioni di vita quotidiana invece di temi eccessivamente complessi.
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