Il ministro dell’Economia in audizione di fronte alle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato ha parlato della Nadef, della tassa sugli extraprofitti e dei quattro pilastri su cui si fonderà la manovra
di Mario Tosetti
“La crisi in Medioriente aggiunge instabilità in un quadro già complesso. ’incertezza che caratterizzava il contesto esaminato nell’ambito del Def non si è diradata. Al contrario, ha contribuito a determinare un generale rallentamento dei ritmi di crescita globali. In questo contesto si inseriscono i recenti eventi che hanno caratterizzato l’area mediorientale, che aggiungono ulteriore instabilità ad un quadro già reso complicato da conflitti e tensioni geopolitiche”. Così il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti dinanzi alle commissioni bilancio riunite di Camera e Senato sulla Nadef.
Ovviamente il recente, seppur con radici lontane, conflitto scoppiato in Medioriente va a toccare alcuni punti già critici. Primo tra tutti il costo dell’energia. “Noi abbiamo previsto degli scenari avversi, tra cui anche soprattutto l’aumento del prezzo del petrolio: vediamo la situazione come va, è chiaro che se la situazione peggiora, non solo in Italia ma a livello globale bisognerà fare altre riflessioni”, ha affermato Giancarlo Giorgetti. Alla domanda esplicita di quanti gli domandano se, alla luce della guerra, i saldi della Nadef potrebbero cambiare. “Se ne discuterà in Marocco giovedì alla riunione del Fmi vediamo quali sono le tendenze e le aspettative”, ha risposto l’inquilino di via XX settembre.
Al momento “la pressione fiscale a legislazione vigente è prevista al 42,5%nell’anno in corso, in calo di 0,2 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Tale andamento, che è atteso proseguire con la stessa evoluzione nella media nel triennio successivo, porterà a un livello del 41,8 per cento nel 2026”, ha aggiunto.
Un passaggio non poteva non essere riservato alla discussa tassa sugli extraprofitti delle banche. “Pensiamo che la via più giusta sia patrimonializzare le imprese e garantirgli la possibilità di affrontare il rischio di credit crunch. Quella tassa su cui commentatori ironizzano che renderà poco o niente, fin dall’inizio non è stata mai scontata nei conti pubblici, e vi sfido a dimostrare il contrario, perché con quella misura noi abbiamo fatto una misura giusta nei confronti delle banche, ma anche nell’interesse dell’intero sistema economico perché così le banche non hanno più la scusa per non fare più credito alle imprese”, ha sottolineato Giorgetti che ha aggiunto, “la tassa credo che non possa essere valutata nella prospettiva dell’oggi. Penso che tra 2-3 anni se la situazione di politica monetaria va nel modo in cui sta andando, forse verrà molto rivalutato la scelta del Parlamento di patrimonializzazione sistema bancario italiano”.
Per quanto riguarda la manovra Giorgetti ha annunciato che saranno 4 i pilastri su cui si fonderà la prossima legge di bilanci: il taglio del cuneo fiscale, accorpamento delle prime due aliquote Irpef, politiche per contrastare la denatalità e avvio del rinnovo dei contratti della Pa. In particolare sarà avviato “il percorso di rinnovo dei contratti” della Pa relativo al triennio 2022-2024, e “particolare attenzione sarà posta al personale medico-sanitario, nell’ambito delle ulteriori risorse destinate” al finanziamento della spesa sanitaria. “La proroga per il 2024 della riduzione del cuneo fiscale, che assorbirà di fatto le risorse rese disponibili dallo scostamento di bilancio per interventi discrezionali, è un intervento che riteniamo doveroso, anche alla luce dei recenti dati Istat, che mostrano il peggioramento delle condizioni economiche di alcune fasce della popolazione. La proroga rappresenta quindi un valido sostegno ai redditi e ai consumi delle famiglie con redditi più bassi, che potrà anche contribuire al contenimento delle aspettative di inflazione”, ha affermato Giorgetti.
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