L’Azerbaigian ha cercato di rassicurare la popolazione, ha promesso cibo, sostentamento e un’integrazione tranquilla ma gli abitanti del Nagorno Karabakh non si fidano. Il piccolo stato si avvia a perdere la sua identità armena
di Mario Tosetti
Gli Armeni sono nuovamente in fuga dalle loro terre, è quanto sta accadendo nel Nagorno Karabakh, enclave armena di meno di 150.000 abitanti nel territorio dell’Azerbaigian, proclamatasi nel 1991, con la fine dell’Urss, Repubblica autonoma, appoggiata dall’Armenia.
Le truppe azere ora hanno ottenuto la resa di quelle locali e si apprestano ad integrare la regione nell’Azerbaigian, dopo una grave crisi umanitaria che ha investito gli armeni isolati. È una storia quasi dimenticata, minore di fronte alla guerra in Ucraina. Ma legata a questa crisi. La Russia, storica protettrice degli armeni, è impegnata altrove. Nuove relazioni occidentali del governo di Erevan non colmano il vuoto della ex potenza “imperiale”, che ha 2.000 soldati in Karabakh e una base in Armenia. Ora gli armeni del Karabakh stanno partendo (attraverso l’unica via aperta pur con difficoltà), temendo per la sopravvivenza sotto il controllo azero.
I profughi stanno attraversando il corridoio che collega il Nagorno Karabakh a quello di Erevan. E’ un fiume di macchine, di valigie, di persone che portano via tutto il possibile, il minimo degli ultimi trent’anni di vita. Il Nagorno Karabakh è un ex stato separatista e dopo l’ultimo attacco azero si avvia verso la perdita della sua identità armena. L’Azerbaigian ha cercato di rassicurare la popolazione, ha promesso cibo, sostentamento e un’integrazione tranquilla. In pochi si fidano, nel Nagorno Karabakh si combatte dagli anni Novanta, e in pochi, pur provando a fidarsi, hanno voglia di sentirsi parte dell’Azerbaigian. Così chi ha potuto è fuggito dai villaggi, si è messo in marcia via da Stepanakert prima che diventi per sempre Khankendi, il nome azero della città. Chi non fugge cerca i parenti, cerca di capire se sono sopravvissuti all’ultimo attacco, si rifugia dove può. Gli altri scorrono via lungo le strade rimaste aperte verso un paese che ha smesso di fidarsi del suo alleato storico, la Russia, e che cerca una nuova posizione internazionale.
L’Armenia ha dichiarato che finora sono arrivati 20mila rifugiati dal Nagorno-Karabakh. “Al momento, decine di migliaia di persone sfollate con la forza hanno attraversato il Paese”, ha dichiarato il vice primo ministro Tigran Khachatryan. La vittoria di Baku è stata lodata anche dal presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, alleato del leader azero Ilham Aliyev nel conflitto scoppiato nel 2020.
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