Nel tentativo di placare le proteste in Israele contro la riforma della Giustizia il premier Benjamin Netanyahu ha annunciato la sospensione dell’iter di approvazione
di Mario Tosetti
“Non voglio spaccare il Paese, prenderò il tempo che serve per cercare il dialogo”, con queste parole il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato la sospensione dell’attuazione della riforma della giustizia nel tentativo di arginare le proteste che da tempo infiammano il Paese. Ed effettivamente i sindacati e hanno sospeso la mobilitazione che aveva visto riunirsi oltre 70 mila manifestanti davanti al parlamento israeliano.
Netanyahu ha, inoltre, chiesto un incontro al leader del partito centrista Mahane Mamlachti, Benny Gantz, e al leader del partito centrista Yesh Aitd, Yair Lapid, al fine di instaurare un dialogo tra le forze politiche sotto la guida del capo dello Stato Isaac Herzog. Invito accolto da entrambi i leader.
Il cambio di rotta di Netanyahu è stato supportato dal ministro israeliano per la Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, che in un primo momento è stato un fermo sostenitore della riforma. Ben Gvir aveva infatti incitato i suoi sostenitori a manifestare a sostegno della riforma e minacciato di far cadere l’esecutivo, salvo poi dirsi pronto a rimandare la riforma a dopo la Pasqua ebraica, a patto che il governo esamini subito la creazione di una “Guardia nazionale” sotto la sua guida. Lo riferiscono i media israeliani, secondo cui “Potenza ebraica” ha diffuso una lettera con l’impegno in questo senso firmata dal premier Benyamin Netanyahu al termine dell’incontro con Ben Gvir. Lo stesso ministro israeliano per la Sicurezza Nazionale ha confermato: “Ho accettato di rimuovere il mio veto in cambio di questo impegno”.
Intanto, placate le proteste, è atteso un corteo di fronte alla Corte suprema a sostegno della riforma della giustizia. Il ministro della Giustizia e autore della riforma Yriv Levin ha fatto sapere che rispetterà qualunque decisione ma ha avvertito sulle possibili ripercussioni per la tenuta del governo. Non altrettanto diplomatico il ministro dell’Economia Bezalel Smotrich che ha affermato: “Non dobbiamo fermare per alcun motivo la riforma. Siamo la maggioranza, non dobbiamo arrenderci alla violenza, all’anarchia, agli scioperi selvaggi, alla disobbedienza. Ci troviamo tutti alle 18 alla Knesset. Non consentiremo che ci rubino i nostri voti e il nostro Stato”. Il governo è appena rimasto a galla per soli sei voti in una mozione di sfiducia fallita con 59 voti contro e 53 a favore.
A Netanyahu non resta che invitare alla calma. “Chiedo a tutti i manifestanti, di destra e di sinistra, di comportarsi in modo responsabile e non agire violentemente, perché siamo tutti fratelli”, ha scritto il premier in un post su Twitter.
La Casa Bianca ha accolto con favore la pausa nei piani di controverse riforme giudiziarie da parte del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.”Accogliamo con favore questo annuncio come un’opportunità per creare ulteriore tempo e spazio per un compromesso”, ha detto la portavoce Karine Jean-Pierre. “Un compromesso è proprio quello che abbiamo chiesto”.
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