La magistratura del Vaticano ha deciso di riaprire il caso sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. La nuova indagine si propone di approfondire a 360 gradi tutti i documenti, piste battute ed inedite
di Emilia Morelli
Dopo quarant’anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi il promotore della giustizia vaticana Alessandro Diddi, insieme alla Gendarmeria, hanno deciso di riaprire il caso che ha scosso le fondamenta delle istituzioni vaticane. Ad oggi si intende nuovamente ripercorrere a 360 gradi tutti i fascicoli, i documenti, le testimonianze, allo scopo di fare luce una volta per tutte sull’indagine.
Il lavoro ripartirà dai dati processualmente acquisiti, sarà vagliato ogni singolo dettaglio a partire da quel pomeriggio del 22 giugno 1983 quando una ragazzina di soli 15 anni, figlia di un dipendente vaticano è scomparsa nel nulla e mai più ritrovata.
In questi lunghi quarant’anni sono state percorse innumerevoli piste, a partire dichiarazioni di Sabrina Minardi, storica compagna del boss della banda della Magliana Renatino De Pedis, che lo additava come autore materiale del rapimento e coinvolgeva direttamente tra gli altri monsignor Pietro Vergari, ex rettore della basilica di Sant’Apollinare dove fino al 2012 è stato sepolto De Pedis. Si è poi percorsa la strada che accomunava la scomparsa di Emanuela Orlandi a quella della coetanea, scomparsa nello stesso anno, Mirella Gregori. Abbiamo assistito alla confessione di Marco Accetti, al ritrovamento del presunto flauto appartenuto ad Emanuela Orlandi. Si è parlato di documenti nascosti, secretati negli archivi del vaticano e di una cartellina in cui ci sarebbe stato scritto il resoconto del decesso della ragazza e documentate le spese per il trasporto della salma. Il Vaticano ha poi dato l’autorizzazione alla comparazione del dna di Emanuela Orlandi con delle ossa ritrovate a Via Po e ad aprire una tomba in cui si vociferava fosse riposto il cadavere dalla ragazza. Nuove rivelazioni e docufiction hanno contribuito a mantenere alta l’attenzione sul mistero Orlandi nonostante il trascorrere inesorabile del tempo.
L’iniziativa della magistratura vaticana si inserisce nella scia di verità e trasparenza voluta da Bergoglio, l’interesse per il caso Orlandi peraltro era già stato sollevato da altri pontefici a partire da Giovanni Paolo II che per la prima volta ha ufficializzato l’ipotesi di un sequestro.
La famiglia Orlandi ha appreso la notizia con stupore. “Noi ne siamo all’oscuro, lo apprendiamo dagli organi di stampa ma certo è da un anno che attendevamo di essere ascoltati”, ha commentato la legale Laura Sgrò.
“Leggo in modo molto positivo la notizia che il Vaticano abbia deciso di indagare sulla scomparsa di mia sorella. Voglio andarci con i piedi di piombo ma il fatto che l’autorità vaticana abbia aperto un’indagine è per me una bella notizia”, ha fatto sapere Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. “Non vedo l’ora di essere convocato dai magistrati assieme al legale della famiglia. Confido in una collaborazione tra lo Stato italiano e il Vaticano perchè si arrivi finalmente alla soluzione del caso. La verità c’è, sta da qualche parte e molte persone in Vaticano la conoscono. Ne sono convinto. Ci sono situazioni che volutamente non sono mai state approfondite”, ha sottolineato Pietro Orlandi.
(Associated Medias)- Tutti i diritti sono riservati