di Corinna Pindaro
Continuano le consultazioni per la formazione del nuovo governo, Giorgia Meloni nei giorni scorsi ha raccolto i desiderata di Lega e Forza Italia ma sono ancora molti i dubbi che riguardano i nomi di chi sarà posto alla guida dei ministeri chiave: Economia, Esteri e Interno. Per il ministero dell’Economia circola ancora con insistenza il nome di Fabio Panetta, attualmente nel board della Bce, personalità lontana dal mondo dei partiti. Stessa cosa per il ministero dell’Interno, casella per la quale si pensa al prefetto di Roma Matteo Piatedosi e quindi un altro tecnico. Indipendentemente dalle innumerevoli ragioni per cui alla fine i nomi scelti potrebbero essere altri, la prospettiva di avere due tecnici in due ministeri strategici mette in allarme Forza Italia. Non a caso Antonio Tajani ha avvertito: “Può accadere che ci siano personaggi con un’esperienza tale da essere nel governo, pur non essendo parlamentari, ma siano dei casi, non la regola. Abbiamo detto che questo sarà un governo politico”, con “tanti ministri politici” ma “se poi ci sarà qualche tecnico non credo sarà un problema. Non ci sono polemiche o scontri, il centrodestra è coeso e non vedo grandi difficoltà. I leader lavoreranno e troveranno la soluzione giusta”.
A chiarire la situazione è intervenuta la premier in pectore che ha definito “surreali” le notizie sulla presenza di tecnici all’esecutivo. “Consiglierei prudenza..” ha poi sottolineato Meloni che punta, peraltro, alla formazione del nuovo governo entro il 20 ottobre, in tempo per il Consiglio europeo così da poter partecipare personalmente, portando con sè il dossier energia a Bruxelles, insieme con gli altri leader Ue. L’energia sarà, infatti, il primo grande scoglio con cui il nuovo governo dovrà misurarsi. In questo contesto proseguono i contatti con Mario Draghi che tiene informato il nuovo capo del governo di tutti i dossier aperti e offre la possibilità a Meloni di beneficiare dell’esperienza dell’esecutivo uscente per varare un probabile nuovo decreto Aiuti, in soccorso a famiglie ed imprese a fronte dell’elevata inflazione e dei rincari sulle bollette.
Ad ogni modo, calendario alla mano l’auspicio di Meloni di giurare entro il 20 ottobre sembra potersi realizzare. Giovedì 13 ottobre, infatti, si riuniranno per la prima volta le Camere che dopo aver dato vita ai gruppi parlamentari, dovranno scegliere come primo atto i presidenti di Camera e Senato: un voto che di fatto indica una maggioranza ed è preludio a un accordo di massima sul Governo. Tra il 16 e il 17 dovrebbe arrivare l’elezione dei capigruppo. Quindi, una volta eletti i vertici del Parlamento, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aprirà le consultazioni che potrebbero tranquillamente svolgersi anche di sabato e domenica. E quindi già il 17 o il 18 ottobre. L’iter è quello classico: il capo dello Stato chiamerà al Quirinale i capigruppo, i leader delle coalizioni, gli ex presidenti delle Camere e i presidenti emeriti della Repubblica per capire gli orientamenti prima di affidare l’incarico a formare il nuovo Esecutivo. Al termine del confronto, forse il giorno seguente, dovrebbe arrivare l’incarico al presidente del Consiglio indicato che dovrebbe essere Giorgia Meloni in quanto leader del partito più votato della coalizione vincente di centrodestra. Prassi vuole che la persona incaricata accetti con riserva e svolga un giro di colloqui prima di tornare al Colle per accettare e presentare la lista dei ministri. Considerata l’ampia maggioranza restituita dalle Urne, nel rispetto dei tempi dettati dal Parlamento, è probabile che tutto l’iter si concluda quindi in una manciata di giornate.
(Associated Medias)- Tutti i diritti sono riservati