di Emilia Morelli
Nelle fasi di crisi il sistema welfare torna a essere considerato un baluardo essenziale per gli Stati. Welfare e digitalizzazione, grazie alle misure del Recovery Plan dell’era post covid, devono essere colte come componenti indissolubili. Come sottolineato dai risultati del lavoro del think tank Welfare Italia, un progetto di Unipol Gruppo Finanziario Spa, in collaborazione con The European House – Ambrosetti, il PNRR disegna i processi di ripresa del Paese intorno a questi due pilastri, oltre alla più nota transizione ecologica. Welfare Italia ha presentato i risultati del proprio lavoro durante il webinar dal titolo “Lavoro e tecnologia e impatti sul sistema di welfare: la roadmap dell’Italia nel nuovo quadro del Pnrr” al quale hanno partecipato Stefano Firpo, Capo di gabinetto del Ministero per l’Innovazione Tecnologica e la transizione digitale, e Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile dello sviluppo internazionale di Ambrosetti. Il think tank ha sottolineato come, oltre agli investimenti finalizzati al miglioramento del sistema sanitario e al miglioramento delle politiche sociali del Paese, il PNRR delinea chiaramente un futuro in cui la transizione digitale può migliorare l’offerta di servizi di protezione per i cittadini, offerti sia dal sistema pubblico che dal sistema privato.
La digitalizzazione è lo strumento con cui le politiche di welfare necessitano di essere attuate e da cui non si può prescindere, ma è necessario investire nella transizione digitale come leva abilitante per un nuovo ecosistema di servizi di Welfare. Superando la frammentazione tra le banche dati della PA e l’assenza di interoperabilità con le banche dati private si potrebbe migliorare l’efficacia delle politiche sociali, sanitarie, previdenziali e del lavoro e quindi il sistema di welfare nel suo complesso Allo stesso tempo tempo lo smart working, che riduce le barriere fisiche, logistiche e di genere,potrebbe di fatto contribuire a ridurre il gap occupazionale presente nel nostro paese. Infine incrementando la formazione dei lavoratori in termini di digitalizzazione si garantirebbe l’accesso al lavoro a nuove professionalità capaci di rispondere alle istanze del mercato in maniera efficiente ed efficace.
“L’incontro intende far emergere nuovi spazi di collaborazione tra pubblico e privato che, grazie alla transizione digitale, possono prefigurare una nuova concezione di welfare” ha spiegato Stefano Genovese, Responsabile delle Relazioni Istituzionali di Unipol e coordinatore del progetto Welfare Italia, introducendo il Webinar, “Ci sono spazi molto precisi per una evoluzione profonda dei servizi di cura e protezione”. La prima Missione del Pnrr, infatti, si concentra sul rilancio della produttività del Sistema Paese attraverso le leve strategiche dell’innovazione e della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. La digitalizzazione della PA impatta direttamente sui servizi per i cittadini, offerti anche dal sistema privato. “Si pensi al fascicolo sanitario elettronico – prosegue Genovese – già attivo in diverse regioni seppur con rilevantidifferenze in termini di servizio e capillarità. Se ci fosse uniformità avremmo servizi migliori e standard eguali per tutti i cittadini italiani.. Sarebbe auspicabile ad esempio che tutte le prestazioni, anche quelle effettuate presso le strutture private convenzionate convergessero nel fascicolo sanitario elettronico”.
La stessa esigenza di interazione tra banche dati sembra porsi per la previdenza e le politiche attive per il lavoro. Le banche dati, capaci di rispondere in maniera rapida ed efficiente alle istanze promosse dai cittadini le ritroviamo, anche, strettamente connesse alle problematiche del lavoro in termini di ricerca di occupazione e rischiano di alimentare diseguaglianze nell’accesso: “mentre le professionalità più qualificate possono contare su piattaforme evolute, come Linkedin o le piattaforme di job placement delle maggiori università, lo stesso non accade per i profili meno qualificati che devono confidare nella rete poco interattiva dei centri per l’impiego”, sottolinea in merito Genovese.
Un quadro dettagliato sulla situazione italiana, in relazione alle politiche di welfare e i necessari investimenti in termini di digitalizzazione, è offerto da Tavazzi. “Nel 2020 abbiamo vissuto uno stress test di portata epocale che ha impattato su più pilastri del welfare: la previdenza, le politiche sociali, la sanità e l’istruzione. Dobbiamo porci qualche domanda sulla sostenibilità futura del sistema”, afferma Tavazzi continuando “Se il welfare è l’output, gli input derivano dal lavoro e il covid ha acuito alcune criticità già presenti quali la disoccupazione femminile e giovanile. In Italia il numero di occupati in Italia è di una persona su tre, in Germania di una su due: si tratta di un gap elevatissimo. Criticità del sistema si rilevano direttamente connesse alla formazione, alla transizione scuola-lavoro, alle capacità di upskilling e reskilling dei lavoratori”.
Partendo da questi presupposti fattuali l’analisi fornita da Welfare Italia evidenzia che l’Italia ha investito nel Pnrr per la digitalizzazione complessivamente 63,5 miliardi di euro, una somma maggiore di quella stanziata da Francia, Germania e Spagna. Ed è proprio attraverso la digitalizzazione che occorre far fronte alle criticità evidenziate da Tavazzi il quale sottolinea: “Il Pnrr impone di valorizzare tutti gli assi disponibili. Attraverso la digitalizzazione occorre ottimizzare le banche dati e la loro interoperabilità, valorizzando il contributo privato ed introducendo nuovi modelli nella PA. Occorre individuare modelli di reale smart working che sostituiscano il telelavoro adottato da casa in via emergenziale. Non da ultimo è necessario porre in essere un adeguamento delle competenze allo sviluppo tecnologico e digitale della società e del mercato”.
Anche gli interlocutori pubblici, in accordo con quanto già evidenziato da Genovese e Tavazzi, sono consapevoli del grande lavoro che la PA dovrà affrontare per la digitalizzazione delle banche dati e la loro interoperabilità, una digitalizzazione che andrà a scontrarsi direttamente con la scarsa cura che le amministrazioni ne hanno avuto negli anni. Questa sfida riguarderà strumenti quali il cloud della PA, l’app Io, il fascicolo sanitario elettronico e la telemedicina, che possono avere un grande impatto nell’evoluzione dei servizi di cura e protezione.
Quella che è stata raccontata durante i lavori del webinar è una sfida per l’intero sistema paese. Tutti i relatori hanno convenuto come la tecnologia non sia una minaccia in sé: può aumentare l’occupazione del Paese e diminuire la disoccupazione. Non si deve avere paura della disoccupazione tecnologica, bisogna piuttosto avere attenzione per quanto riguarda la mancata copertura tra domanda e offerta di lavoro per la mancanza delle competenze richieste dal mercato.
La transizione digitale è una leva fondamentale per migliorare il welfare del Paese, ma anche per migliorarne la produttività e garantire una crescita economica duratura. Bisogna tornare ad investire, ad avere ambizioni forti e l’Italia, con il PNRR, ci sta provando supportando il cambiamento organizzativo che la tecnologia può generare sia nel pubblico che nel privato.
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