di Emilia Morelli
Zingaretti si dimette da Segretario del Pd e lo fa, tramite un post su Facebook, e lasciando uno strascico di accuse contro il suo partito. La decisione di Zingaretti è scaturita da una profonda delusione nei confronti del Pd, a suo dire il partito è troppo impegnato nel contendersi le poltrone mentre -riflette Zingaretti- “in Italia sta esplodendo la terza ondata del covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza per le nuove generazioni”.
Zingaretti, peraltro, ultimamente era finito nell’occhio del ciclone per una serie di polemiche relative ad un’eccessiva sudditanza nei confronti del M5s o, ancora, alla mancanza di donne nella delegazione del Pd al Governo Draghi. Così l’ex segretario decide di fare un passo indietro affermando: “Visto che il bersaglio sono io, per amore dell’Italia e del partito, non mi resta che fare l’ennesimo atto per sbloccare la situazione. Ora tutti dovranno assumersi le proprie responsabilità. Nelle prossime ore scriverò alla Presidente del partito per dimettermi formalmente. L’Assemblea Nazionale farà le scelte più opportune e utili”.
Tutte le correnti interne al Pd hanno appreso con sorpresa la decisione di Zingaretti e lo hanno esortato a ripensarci.Tutti sostengono di essere stati all’oscuro della decisione di Zingaretti, in particolare il capodelegazione nel Governo Dario Franceschini si appella alla responsabilità di Nicola Zingaretti.
Il Presidente della regione Lazio ha raccolto il supporto anche di esponenti di partiti concorrenti, tra questi Luigi di Maio che lo definisce “una persona per bene” e Matteo Salvini “si dispiace”. Lettura a se stante quella di Stefano Fassina, deputato Leu ed ex dirigente del Pd: “Dopo aver fatto fuori Giuseppe Conte rimaneva l’ostacolo Nicola Zingaretti al programma di normalizzazione dell’Italia. Un grande abbraccio a Nicola. Siamo stati sconfitti, ma non siamo vinti. Continuiamo a lavorare all’alleanza progressista con il Movimento 5 Stelle”.
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